Cera persa

Ho iniziato a creare gioielli con la tecnica della cera persa dal 2012. Era da molto tempo che leggevo delle varie tecniche e lavorazioni dei gioielli anche in epoche remote. La fusione, il cesello, la limatura e lucidatura, le gomme, e tante altre bellissime cose, mi hanno sempre affascinato. Nel 2012 ho avuto poi la fortuna di incontrare Silvia Cerroni che pazientemente mi ha insegnato le basi della tecnica della cera persa, e da allora ho trovato la via per le mie creazioni ma ho ancora tanto da imparare e c'è ancora tanta strada da fare. 

La fusione a cera persa è una tecnica scultorea originariamente introdotta nell'età del bronzo e che nei secoli ha conosciuto una notevole fioritura, soprattutto nell'arte greca, romana e nella scultura monumentale. Il primo passo da compiere era un bozzetto in cera in scala, che servisse come guida per il lavoro ed eventualmente si fondeva anche un modellino in bronzo pieno da mostrare alla committenza. Il passo successivo era modellare la statua in creta (armata all'interno per evitare fratture) nelle dimensioni definitive, che veniva detta "anima" e che era poi cotta diventando terracotta. Per il naturale restringimento dovuto alla cottura, il modello in terracotta era leggermente più piccolo del risultato finale, e su questo si stendeva uno spessore di cera che ricreava le dimensioni definitive dell'opera. La modellazione della cera doveva essere particolarmente accurata in tutti i dettagli, poiché è da essa che dipendeva l'aspetto finale della statua. All'"anima" rivestita di cera si applicano quindi una serie di segmenti di tubicini di varie dimensioni, detti sfiatatoi, e dei chiodi come sostegni. Su questa struttura "a porcospino" si stende quindi un altro strato di creta (detta "tonaca" o "camicia" o "forma"), dalla quale andavano lasciate spuntare le buche degli sfiatatoi. Il modello così acconciato veniva di nuovo cotto in forno, a fuoco lento in modo da lasciar sciogliere e colare via, tramite gli sfiatatoi, tutta la cera. Intanto il fuoco trasforma anche la tonaca in terracotta e la presenza dei chiodi di sostegno permette la creazione di un'intercapedine tra "anima" e "tonaca" dove sarà colato il bronzo fuso. Prima di procedere alla gettata finale si riveste il complesso con mattoni, creando la cosiddetta "cappa di fusione", rinforzata da legature con piastre in ferro. La cappa viene calata in una fossa predisposta sotto le bocche della fornace da cui verrà versato il bronzo fuso. Il bronzo, entrando nell'intercapedine, forma la statua, che ha uno spessore pari a quello della cera eliminata.

Il metodo di fusione a cera persa, viene tuttora utilizzato nel settore della gioielleria: una riproduzione del gioiello viene realizzata in cera (a mano). In seguito vengono aggiunti i canali di entrata/uscita (sempre in cera) e viene realizzato lo stampo in gesso appositamente studiato per questa operazione. Per favorire la perfetta adesione del gesso alle cere e l’eliminazione delle bolle d’aria, il cilindro pieno può essere collocato su un piatto vibrante e quindi sottoposto all’azione del vuoto sotto una campana collegata a una pompa. Questo stampo (che di solito per contenere i costi del gesso, contiene molti oggetti, disposti a "grappolo" intorno a un canale centrale) viene riscaldato in un forno, in modo che la cera (per questa operazione in genere si porta il forno a 200 °C circa) esca dai canali, una volta uscita la cera è possibile colare all'interno dello stampo il metallo fuso. Poi il gesso viene rotto e si ottiene l'oggetto dal quale vanno tolti i canali di entrata/uscita. Il gioiello viene rifinito mediante lucidatura o altre lavorazioni per ottenere il risultato finale che si desidera.

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